L’Italia è stata negli anni sessanta una delle nazioni europee con il maggior numero di campi da golf, dopo più di 50 anni la situazione si è ribaltata e la troviamo molto indietro rispetto alle altre nazioni continentali in questa speciale classifica. Questo perchè il golf è stato ritenuto, per troppo tempo, uno sport di élite e molti non hanno creduto nelle potenzialità di questa disciplina di diventare sia uno sport popolare che uno strumento per incentivare i flussi turistici.
Mentre in Europa il golf con gli anni si è rinnovato, basti pensare alla Francia che con il plan vert di Mitteran ha incrementato sensibilmente il numero di strutture golfistiche “popolari” e di conseguenza il numero dei tesserati o alla Spagna e Portogallo che hanno investito per dedicare una grande fetta del proprio territorio al turismo golfistico. In Italia fino ad oggi è stato fatto poco per lo sviluppo del golf ma, con l’avvento della Ryder Cup, qualcosa dovrà cambiare soprattutto per l’appeal acquisito che incrementerà significativamente l’afflusso dei turisti golfisti e speriamo anche quello dei tesserati. Vista la non buona salute della maggior parte dei circoli italiani questa dovrebbe essere un occasione da non perdere, ma i circoli italiani sono attrezzati per soddisfare il mercato turistico internazionale?…E poi cosa potrebbero fare i circoli per fidelizzare i propri soci ed eventualmente farne di nuovi senza avere la paura che a fine anno il bilancio sia negativo?
Come detto inizialmente la maggior parte dei campi italiani è stato realizzato negli anni sessanta, molti di questi sono sempre uguali da più di 50 anni e mentre i materiali e le tecnologie si sono evolute nel tempo le buche presentano gli ostacoli nelle stesse posizioni che, nella maggior parte dei casi, non sono più alle distanze idonee per impensierire i giocatori di medio-alto livello.
Il Restyling di un campo o solamente di alcune buche può essere la soluzione per dare nuovi stimoli per i soci “annoiati” o per i turisti alla ricerca di un percorso moderno e stimolante. A volte bastano poche modifiche per cambiare completamente una buca ed in alcuni casi, se c’è voglia e competenza, con un progetto ed una buona supervisione i lavori possono essere fatti in “casa”, con la forza lavoro addetta alla manutenzione del campo, andando a risparmiare sul costo complessivo dell’intervento. In alcuni casi sarebbe sufficiente la costruzione di una piscina, una piccola palestra o installare dei simulatori, per creare quei sevizi che indubbiamente susciterebbero maggior interesse e diversificherebbero l’offerta, mentre in altri casi, soprattutto per le realtà vicino ai centri abitati, basterebbe adibire 2/3 volte a settimana una sala della club house per ospitare corsi di formazione professionali, workshop o eventi, che oltre a portare un’entrata economica potrebbero sicuramente accogliere potenziali soggetti incuriositi a cominciare a giocare a golf.
Per troppo tempo è stato fatto poco o niente ed il risultato è sotto gli occhi di tutti, diminuzione dei soci, gare con 40 iscritti e club house operative ma vuote.
In questo momento c’è sopratutto la necessità di reinventarsi il circolo di golf e liberarlo da tutti i pregiudizi di cui è stato schiavo in questi anni, renderlo aperto a tutti inserendo al suo interno servizi che esulano dal golf per poi intercettare proprio coloro che non varcherebbero mai la soglia di un circolo di golf proprio a causa dei pregiudizi sopra citati.
La Franceschi Golf Design ha “azzardato”, ormai sono 5 anni, il progetto del Golf Club Livorno con 9 buche par 28 omologazione standard su una superficie totale di 10 ettari (normalmente i campi a 9 buche omologazione standard sono realizzati in 20/25 ettari), che inizialmente non fu visto con entusiasmo dalla FIG, che preferiva un progetto più tradizionale, magari un campo promozionale con quattro o sei buche ed una grande zona di pratica ma che poi si è dovuta ricredere dopo aver visionato la struttura realizzata, fino poi a sponsorizzare l’idea di realizzare altri 50 campi sull’esempio di Livorno, i 50 Ryder Compact Biogolf. Queste strutture, da realizzare all’interno del tessuto urbano, dovranno soprattutto catalizzare l’attenzione del cittadino sul golf cambiando la sua ottica da sport di élite a sport popolare, essendo strutture “compatte”, quindi più piccole, i costi di costruzione e di gestione saranno molto più bassi rispetto ai circoli tradizionali permettendo di avere quote di iscrizione accessibili a tutti e dovranno essere circoli realizzati soprattutto per attirare e far crescere i neofiti per poi alimentare i circoli limitrofi più grandi.
E’ giunto ormai il momento di rinnovare e riproporre il golf in chiave moderna, al passo con i tempi, dando le risposte alle aspettative di tanti che fino ad oggi per i motivi più disparati non si sono avvicinati a questo sport che mi piace ricordare è lo sport più praticato al mondo.